Gaza, l’Onu condanna i “crimini di guerra” di Israele
di Carlo M. Miele
“Gravi
violazioni del diritto internazionale”, “attacchi deliberatamente
sproporzionati e volti a punire, umiliare e terrorizzare la popolazione
civile”, “crimini di guerra e contro l’umanità”. Sono alcune
delle espressioni usate dalla commissione di inchiesta dalle Nazioni
Unite per descrivere quanto avvenuto nel corso della cosiddetta
operazione “Piombo fuso”, l’offensiva militare condotta da Tel Aviv nel
gennaio scorso. L’indagine – durata cinque mesi e presentata
ieri a New York dal presidente della commissione, il magistrato
sudafricano Richard Goldstone – mette sul banco degli imputati Israele,
responsabile di avere preso di mira “l’intero popolo di Gaza”. Accuse
anche per i miliziani palestinesi, che nel lanciare razzi contro lo
Strato ebraico “non hanno fatto distinzioni fra gli obiettivi militari
e la popolazione civile”.
Crimini “provati”
Stando
al rapporto, nelle tre settimane di offensiva a Gaza (dal 27 dicembre
2008 al 18 gennaio 2009) Israele ha fatto deliberatamente "un uso della
forza sproporzionato". La commissione Onu afferma di aver
trovato delle prove che "indicano che Israele durante il conflitto a
Gaza ha commesso gravi violazioni del diritto internazionale e della
legislazione sui diritti umani". Le operazioni militari
israeliane, costate la vita a oltre 1400 palestinesi, "sono state
pianificate con attenzione in tutte le loro fasi come attacchi
deliberatamente sproporzionati e volti a punire, umiliare e
terrorizzare la popolazione civile". Di fatto Tel Aviv ha
"commesso azioni equivalenti a crimini di guerra e – talvolta – a
crimini contro l’umanità", che hanno preso di mira “l’intero popolo di
Gaza”. Nel documento Onu non manca una condanna per il lancio di razzi in territorio israeliano da parte dei militanti palestinesi. Il
rapporto spiega che “lanciando missili e sparando colpi di mortaio sul
sud di Israele, i gruppi armati palestinesi non hanno fatto distinzioni
fra gli obiettivi militari e la popolazione civile” e “senza un
obiettivo militare, essi costituiscono un deliberato attacco contro la
popolazione civile”. (leggi tutto)
violazioni del diritto internazionale”, “attacchi deliberatamente
sproporzionati e volti a punire, umiliare e terrorizzare la popolazione
civile”, “crimini di guerra e contro l’umanità”. Sono alcune
delle espressioni usate dalla commissione di inchiesta dalle Nazioni
Unite per descrivere quanto avvenuto nel corso della cosiddetta
operazione “Piombo fuso”, l’offensiva militare condotta da Tel Aviv nel
gennaio scorso. L’indagine – durata cinque mesi e presentata
ieri a New York dal presidente della commissione, il magistrato
sudafricano Richard Goldstone – mette sul banco degli imputati Israele,
responsabile di avere preso di mira “l’intero popolo di Gaza”. Accuse
anche per i miliziani palestinesi, che nel lanciare razzi contro lo
Strato ebraico “non hanno fatto distinzioni fra gli obiettivi militari
e la popolazione civile”.
Crimini “provati”
Stando
al rapporto, nelle tre settimane di offensiva a Gaza (dal 27 dicembre
2008 al 18 gennaio 2009) Israele ha fatto deliberatamente "un uso della
forza sproporzionato". La commissione Onu afferma di aver
trovato delle prove che "indicano che Israele durante il conflitto a
Gaza ha commesso gravi violazioni del diritto internazionale e della
legislazione sui diritti umani". Le operazioni militari
israeliane, costate la vita a oltre 1400 palestinesi, "sono state
pianificate con attenzione in tutte le loro fasi come attacchi
deliberatamente sproporzionati e volti a punire, umiliare e
terrorizzare la popolazione civile". Di fatto Tel Aviv ha
"commesso azioni equivalenti a crimini di guerra e – talvolta – a
crimini contro l’umanità", che hanno preso di mira “l’intero popolo di
Gaza”. Nel documento Onu non manca una condanna per il lancio di razzi in territorio israeliano da parte dei militanti palestinesi. Il
rapporto spiega che “lanciando missili e sparando colpi di mortaio sul
sud di Israele, i gruppi armati palestinesi non hanno fatto distinzioni
fra gli obiettivi militari e la popolazione civile” e “senza un
obiettivo militare, essi costituiscono un deliberato attacco contro la
popolazione civile”. (leggi tutto)
Fonte: Osservatorio Iraq