Il Manifesto – Marco Revelli: Pd e Pdl partiti virtuali, leaderistici, incoerenti.

 

DEMOCRAZIA ANNO ZERO

 

 

Per il sociologo torinese Marco Revelli, Pd e Pdl sono la causa della
crisi politica iniziata nel 2007: partiti virtuali, leaderistici,
incoerenti. «Per fortuna c’è Di Pietro». Tra il «golpe bianco» e
«l’eterna bicamerale» denunciati da Asor Rosa, c’è un’Italia che
resiste alla liquefazione. La repubblica del popolo dei ribelli

Commento – Matteo Bartocci

Una democrazia liquefatta, dominata
dal potere carismatico del capo del governo e da due partiti «virtuali»
come Pd e Pdl. Lo sguardo sulla crisi italiana di Marco Revelli –
sociologo, docente all’università Orientale del Piemonte e
collaboratore storico del manifesto – è attonito: «Mancano perfino le
parole per dichiarare ciò che si prova e il continuo spaesamento su
quello che avviene».
Proviamo a trovarle, queste parole. Alberto
Asor Rosa sul manifesto del 6 e del 20 dicembre parla di «golpe bianco»
e di «eterna bicamerale» sulle riforme. Mentre Ezio Mauro su Repubblica dell’11 dicembre denuncia un Berlusconi tentato apertamente dallo «stato d’eccezione». 
"Secondo me siamo perfino oltre lo stato d’eccezione". 


A che cosa ti riferisci?
Intanto
ai comportamenti di Berlusconi. Che vanno al di là della violazione
delle regole fondamentali e degli equilibri istituzionali propri di uno
stato d’emergenza. Ma anche alle risposte incerte e oscillanti del Pd,
e alla sensazione di irrealtà che tutto questo provoca. Asor Rosa
denuncia la voglia di un «golpe bianco». E’ evidente che se si intende
la sfida alle regole fondamentali e la minaccia politica agli assetti
istituzionali è davvero così. Da mesi assistiamo all’irrisione delle
istituzioni da parte del capo del governo. Berlusconi si muove al di
fuori delle regole con comportamenti che solo qualche anno fa avrebbero
fatto inorridire la totalità degli osservatori politici. Le
provocazioni verso il capo dello stato e la corte costituzionale,
l’irrisione del ruolo del parlamento, le esternazioni internazionali
violentemente offensive verso le nostre istituzioni democratiche. Gli
attacchi ai giudici. La novità non è che i giudici indaghino. E’ che
c’è un capo del governo che è chiamato in causa così tante volte e per
reati così gravi, sulla base di riscontri che potranno o meno portare a
una condanna, ma che non sono pure invenzioni.


E il Pd?
Il
Pd, ogni volta, a caldo denuncia la gravità della cosa e il giorno dopo
già la tratta come normalità. E’ questa oscillazione che produce uno
spaesamento radicale in cui tutto è vero e nulla è vero. In cui è la
retorica del discorso politico a guidare la realtà modificandola
costantemente. Questo scarto tra parole e realtà è devastante.
Berlusconi alza il tiro, si direbbe consapevolmente, come parte di una
strategia retorica a favore della propria onnipotenza. Dimostra che ha
la possibilità di spararle sempre più grosse e di passarla sempre
liscia. Può farlo perché l’opposizione è debole ma anche perché è
ondivaga. Oggi lo critica e domani lo assume come un interlocutore
fondamentale per ridefinire le linee generali del comune assetto
democratico.

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Fonte: Il Manifesto