Eating Animals di Jonathan Safran Foer: Perchè sono vegetariano

In questo nuovo saggio, "Eating Animals,  Jonathan Safran Foer ci racconta le motivazioni che lo hanno spinto verso la scelta vegetariana. In Italia il libro edito da Guanda, che uscirà il 25 febbraio, sarà titolato "Se niente
importa. Perché mangiamo gli animali?" (madu)

 

 

PERCHÉ SONO VEGETARIANO

NEW YORK. Dopo due romanzi di straordinario successo planetario, uno dei
quali diventato un film di culto, Jonathan Safran Foer consegna alle
stampe un lungo saggio intitolato Eating Animals, nel quale racconta le
motivazioni della propria scelta vegetariana, il controverso rapporto
con il cibo e l’ orrore nei confronti degli allevamenti di animali. Il
libro, che uscirà il 25 febbraio per Guanda col titolo Se niente
importa. Perché mangiamo gli animali?
è una via di mezzo tra un
reportage e una riflessione, personalissima, sulla violenza che viene
perpetrata ogni giorno nei confronti di mucche, pollame, maiali e
pesci, e sull’ ignoranza e l’ indifferenza che circondano l’ argomento.
Safran Foer parte dal ricordo della nonna, che sopravvisse
miracolosamente all’ Olocausto e che lui considerò per molto tempo come
la migliore cuoca di tutti i tempi, per narrare quindi la propria
scelta vegetariana vissuta a fasi intermittenti. Sin dalle prime pagine
ci sono molti passaggi nei quali è possibile riconoscere immediatamente
lo stile dell’ autore, a cominciare da un falso dizionario
caratterizzato dal sarcasmo, a titoli in pieno stile postmoderno ("Non
sono il tipo di persona che si trova nel pieno della notte nella
fattoria di uno sconosciuto") e note per comunicare dati che avvalorano
le tesi de libro: «Meno dell’ uno per cento degli animali uccisi per la
propria carne provengono da allevamenti familiari». Nella visita
notturna citata lo scrittore si avventura in compagnia di un animalista
dentro un allevamento di tacchini e ne rimane sconcertato. Non è l’
unico momento di sgomento in un libro brillante, nel quale Safran Foer
pubblica cinque intere pagine con le sole parole Influent e
Speechlessness per spiegare che «nell’ arco della propria vita gli
americani mangiano in media l’ equivalente di 21.000 animali. Un
animale per ogni lettera delle ultime cinque pagine». Ma il testo
invita a riflettere su qualcosa che trascende il ribrezzo per tanta
violenza: «L’ impatto degli allevamenti animali sul riscaldamento
globale è superiore del 40 per cento rispetto a tutti i trasporti del
mondo combinati. È la causa principale del cambiamento del clima».
«Sono dati ufficiali, confermati dalle Nazioni Unite e da tutte le Food
Commission», spiega l’ autore, con passione. C’ è chi pensa che il
grido d’ allarme sul riscaldamento globale sia esagerato o perfino una
bufala… «Beh, non sono tra costoro. È uno dei grandi temi di questi
anni, nei confronti del quale non possiamo non prestare la massima
attenzione. E, voglio ripetere, la difesa dell’ ambiente e il rispetto
per gli animali sono due facce della stessa medaglia». (leggi tutto)

 

Fonte: La Repubblica

 

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Approfondimento:

Jonathan Safran Foer