CARTA: strategia della formica

 Attiviamoci affinché non si perda un riferimento per l’informazione libera ed indipendente. (madu)

 

 

Strategia della formica 


 

Carissimi e carissime, cercherò qui di raccontare come l’attentato
di Tremonti Giulio alla vita di Carta e a quella di tutti i giornali
cooperativi sia precipitata sulle nostre teste, e come pensiamo di
schivare la coltellata. Ci pare di doverne rendere conto ai circa 500
soci [500 euro a testa] di Carta, agli oltre duemila abbonati, alle
migliaia che il settimanale lo prendono [se lo trovano] in edicola,
alle molte migliaia in più che consultano il quotidiano on line, a
tutti quelli che partecipano alle attività dell’associazione Cantieri
sociali, leggono i nostri libri, indossano le magliette Clandestino [ormai 4 mila: adesso abbiamo fatto anche le bandiere], e così via.
Siamo una famiglia allargata. E come nelle famiglie – non patriarcali –
ci si mette attorno al tavolo della cucina e si discute del bilancio
familiare.


Dico prima di tutto che non vi chiediamo soldi. Com’è possibile?
Beh, la nostra idea è che il nostro «mezzo di comunicazione sociale»
deve essere prima di tutto utile [interessante, tempestivo, curioso, capace di comunicare via internet come sulla carta stampata o guardando
in faccia le persone], e solo a quel punto può proporre ad altri di
unirsi alla compagnia. è sì tragicamente vero che il taglio dei contributi pubblici [solo alle cooperative e ai giornali politici,
non ai grandi editori] e soprattutto la caduta, perfino retroattiva,
del «diritto soggettivo» [ossia la certezza di quel che lo Stato prima
o poi ci darà] tecnicamente chiude la partita. Non saremo in grado né
di chiedere un’anticipazione bancaria su un credito che non sappiamo
quale sia né di «certificare» il bilancio, proprio quel che la legge
richiede a chi voglia i contributi pubblici.
Ma noi, che siamo notoriamente degli squilibrati, crediamo – magari,
chissà – che questo agguato mortale possa essere una occasione, ossia
costringere noi stessi e la famiglia allargata a chiederci come possiamo fare uno sberleffo al serial ministro Tremonti Giulio,
mettendo in grado il nostro lavoro di reggersi da sé, pur non
rinunciando ovviamente a rivendicare aiuti di Stato alle cooperative come la nostra. E insomma, magari una informazione indipendente non
serve; invece è forse diventata più necessaria che in passato,
considerato lo stato del nostro paese, precipitato in una guerra contro la società e nella trasformazione della fu democrazia rappresentativa in un regime «fascista postmoderno». (continua)