La guerra a #WikiLeaks – John Pilger intervista Julian #Assange

23 ottobre 2011  –>   Postato da wikileaksit il 23-10-2011 alle ore 17:37:17

.

.

Gli attacchi a WikiLeaks e al suo fondatore, Julian Assange, sono una reazione a una rivoluzione dell’informazione che minaccia i vecchi ordini del potere nella politica e nel giornalismo. L’istigazione all’omicidio sbandierata da figure pubbliche degli Stati Uniti assieme ai tentativi dell’amministrazione Obama di forzare la legge per mandare Assange in un buco d’inferno di prigione per il resto dei suoi giorni, sono le reazioni di un sistema avido denunciato come mai prima.

Nelle settimane recenti il Dipartimento della Giustizia USA ha formato un grand jury segreto appena al di là del fiume di Washington nel distretto orientale dello stato della Virginia. L’obiettivo è incriminare Julian Assange sulla base di una legge screditata sullo spionaggio utilizzata per arrestare i pacifisti durante la prima guerra mondiale o sulla base di uno dei regolamenti riguardanti la cospirazione della “guerra al terrore” che hanno degradato la giustizia americana. Esperti giuridici descrivono la giuria come “una deliberata messa in scena”, facendo notare che questo angolo della Virgilia è la residenza dei dipendenti, e delle loro famiglie, del Pentagono, della CIA, del Dipartimento della Sicurezza Interna e di altri pilastri del potere americano.

“Non sono buone notizie” mi ha detto Assange quando ci siamo parlati la scorsa settimana, la sua voce cupa e preoccupata. Dice che può avere “giorni brutti, ma recupero”. Quando ci siamo incontrati a Londra l’anno scorso io dissi “Ti stai facendo dei nemici molto seri, nientemeno che i governi più potenti impegnati in due guerre. Come te la cavi con questa sensazione di pericolo?” La sua risposta è stata caratteristicamente analitica: “Non è che manchi la paura. Ma il coraggio è in realtà il dominio intellettuale della paura, comprendendo quali sono i rischi e come aprirsi un cammino attraverso di essi.”

Malgrado le minacce alla sua libertà e sicurezza, egli dice che gli USA non sono il principale “nemico tecnologico” di WikiLeaks. “La Cina è il principale avversario. La Cina ha una tecnologia di intercettazione aggressiva e sofisticata che si interpone tra ogni lettore in Cina e ogni fonte di informazione fuori dalla Cina. Stiamo combattendo una battaglia per la pubblicazione per assicurarci che possiamo far passare le informazioni, e ci sono ora modi di ogni tipo attraverso i quali i Cinesi possono arrivare al nostro sito.”

E’ stato in questo spirito di “far passare le informazioni” che WikiLeaks è stato fondato nel 2006, ma con una dimensione morale. “L’obiettivo è la giustizia” ha scritto Assange nella pagina di introduzione (homepage). “Il metodo è la trasparenza.” Contrariamente ai mantra mediatici correnti, il materiale di WikiLeaks non viene “scaricato”. Meno dell’uno per cento dei 251.000 dispacci delle ambasciate è stato diffuso. Come precisa Assange, il compito di interpretare e revisionare il materiale che potrebbe danneggiare persone innocenti richiede “standard [adeguati] ai più elevati livelli di informazione e fonti di primo piano.” Per il potere reticente, questo è giornalismo del tipo più pericoloso.

Il 18 marzo 2008 era stata anticipata una guerra a WikiLeaks in un documento segreto del Pentagono preparato dalla “Sezione Valutazione Controspionaggio Cibernetico” . I servizi di informazione USA, dichiarava, intendevano distruggere il sentimento di “fiducia” che è il “centro di gravità” di WikiLeaks. Era stato programmato di fare questo mediante minacce di “denuncia [e] incriminazione penale.” Zittire e criminalizzare questa rara fonte di giornalismo indipendente era lo scopo, la calunnia il metodo. Non v’è furia all’inferno che uguagli quella dei mafiosi imperiali derisi.

Altri, ugualmente derisi, hanno successivamente svolto una parte di sostegno, intenzionalmente o meno, nella caccia ad Assange, alcuni per motivi di gretta gelosia. Sordido e squallido sono gli aggettivi che descrivono il loro comportamento, che serve solo a evidenziare l’ingiustizia nei confronti di un uomo che ha coraggiosamente rivelato quello che abbiamo diritto di sapere.

Mentre il Dipartimento della Giustizia USA emette mandati contro le caselle email e Twitter, le registrazioni dei conti bancari e delle carte di credito di persone di tutto il mondo – come se fossimo tutti sudditi degli Stati Uniti – molti dei media “liberi” di entrambi i lati dell’Atlantico dirigono la loro indignazione contro la persona cacciata.  (leggi tutto)

.

Fonte: Wikileaks Italia

.