Monthly Archives: Settembre 2009

Meno carne: Salviamo noi stessi ed il pianeta.

 

MENO CARNE

 

 

Ridurne i consumi diminuisce il rischio di tumori e malattie del cuore, ma anche il riscaldamento globale

di Elena Meli

MILANO – Un modo semplice per volersi bene ed essere
ecologicamente corretti? Portare in tavola un po’ meno carne. È meglio
per la nostra salute, ma anche per il mondo intero: il 18 per cento dei
gas serra deriva proprio da tutte le attività connesse all’allevamento
degli animali usati per produrre carne, perciò ridurne i consumi
avrebbe un impatto non da poco pure sul riscaldamento globale.

SALUTE – L’appello arriva dai cardiologi riuniti a Barcellona per il congresso dell’European Society of Cardiology,
che specificano: «Consumare carni di manzo e maiale in grosse quantità
aumenta di circa il 30 per cento il rischio di morire per colpa di una
malattia cardiovascolare o un tumore. Il World Cancer Research Fund e
l’American Institute for Cancer Research hanno indicato in 500 grammi
alla settimana il consumo massimo di carni rosse». L’Organizzazione
Mondiale della Sanità è ancora più prudente e parla di un introito
raccomandato pari a 300 grammi di carne rossa (fresca o conservata)
alla settimana: 45, 50 grammi al giorno. Ma secondo i dati
dell’Osservatorio dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e
la Nutrizione (INRAN), in Italia adulti e adolescenti ne mangiano più
del doppio e solo i lattanti rispettano il consumo raccomandato di
proteine animali. Insomma, abbiamo davvero un po’ esagerato. Anche
perché la connessione fra consumo di carne rossa e guai per la salute è
ormai sicura: poco tempo fa, ad esempio, uno studio ha confermato che
mangiarne molta aumenta la mortalità e che l’11 per cento dei decessi
negli uomini e il 16 per cento di quelli nelle donne potrebbero essere
evitati riducendo l’introito di bistecche, insaccati e affini. (leggi tutto)

 

Fonte: Corriere.it

 

 


L’ONU condanna i “crimini di guerra” di Israele

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Gaza, l’ONU condanna i “crimini di guerra” di Israele

di Carlo M. Miele

16 settembre 2009

 

“Gravi violazioni del diritto internazionale”, “attacchi deliberatamente sproporzionati e volti a punire, umiliare e terrorizzare la popolazione civile”, “crimini di guerra e contro l’umanità”.

Sono alcune delle espressioni usate dalla commissione di inchiesta dalle Nazioni Unite per descrivere quanto avvenuto nel corso della cosiddetta operazione “Piombo fuso”, l’offensiva militare condotta da Tel Aviv nel gennaio scorso.

 
L’indagine – durata cinque mesi e presentata ieri a New York dal presidente della commissione, il magistrato sudafricano Richard Goldstone – mette sul banco degli imputati Israele, responsabile di avere preso di mira “l’intero popolo di Gaza”.
 
Accuse anche per i miliziani palestinesi, che nel lanciare razzi contro lo Strato ebraico “non hanno fatto distinzioni fra gli obiettivi militari e la popolazione civile”.

Crimini “provati”

Stando al rapporto, nelle tre settimane di offensiva a Gaza (dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009) Israele ha fatto deliberatamente “un uso della forza sproporzionato”.

 
La commissione Onu afferma di aver trovato delle prove che “indicano che Israele durante il conflitto a Gaza ha commesso gravi violazioni del diritto internazionale e della legislazione sui diritti umani”.( leggi tutto )
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Ha ancora un senso un quotidiano di sinistra?

A proposito della libera informazione  vi passo un articolo di Gennaro Carotenuto sui 25 anni del quotidiano messicano " La Jornada" uno dei più importanti giornali di sinistra esistenti.  (madu)

 

 

 

LA JORNADA, COMPIE 25 ANNI;

FARE UN QUOTIDIANO DI SINISTRA HA ANCORA UN SENSO

 

Gennaro Carotenuto
(16 settembre 2009)


Compie
25 anni il quotidiano messicano “La Jornada”, probabilmente il più
grande giornale di sinistra al mondo. Agli albori dell’era Internet
fece conoscere ovunque cosa stava succedendo con gli zapatisti del
Chiapas.


Quel capodanno tra il 1993 e il 1994, quando Jaime Áviles, una delle
firme di punta del quotidiano di Città del Messico, solo casualmente si
trovava in Chiapas, cambiò anche la storia dell’informazione. Per la
prima volta una tragedia negata del sud del mondo, quella della
ribellione armata degli indigeni del Chiapas, che avevano formato
l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, riusciva a sforare il
silenzio omertoso dei media mainstream facendo leva su due
combinazioni: la capacità di comunicare e la presenza di Internet.


Se per l’EZLN, che aveva disperatamente bisogno di comunicare al mondo
le proprie ragioni, Internet divenne uno strumento emancipatorio in
grado di rendere possibile una mobilitazione internazionale intorno
alla causa zapatista, fu in parte merito del quotidiano “la Jornada”.
Questo aveva da poco inaugurato uno dei primi siti Internet e coprì fin
dall’inizio quella storia, evitando il blocco totale della regione
voluto dal governo e pubblicando la “Dichiarazione della Selva
Lacandona” (il primo documento programmatico zapatista) e via via
decine di altri documenti, non solo nel cartaceo ma soprattutto nella
loro nascente e precoce edizione Internet. (leggi tutto)

Fonte: Latinoamerica