Monthly Archives: Giugno 2009

Napoli: Drake International Film Festival (DIFF)

 

 

A Napoli la Terza Edizione del Drake Film Festival

 

Dopo il successo delle prime due edizioni il Drake International Film
Festival ricomincia da …tre!, scegliendo il mare di Napoli e puntando i
riflettori sul Golfo più famoso del mondo con la nuova edizione della
rassegna che si svolgerà dal 20 al 27 giugno 2009 negli spazi
dell’Arenile di Bagnoli, noto villaggio su spiaggia attrezzato per
cinema, concerti, attività di svago e culturali.
 
Il Festival,
tra i più interessanti in fatto di nuove cinematografie, farà tappa a
Napoli per promuovere e diffondere il cinema nelle sue forme più
innovative e porre in evidenza le potenzialità del cinema giovane e
indipendente. Quattro splendide location tutte scelte nel territorio
dei Campi Flegrei (oltre all’Arenile di Bagnoli, proiezioni, incontri,
mostre ed altre iniziative avranno luogo presso le Antiche Terme di
Agnano, il Cineteatro La Perla, Le Fattorie Albatros di Quarto) per 24
pellicole e tanti artisti dello star system internazionale.

 

Vai al programma

 

INFO: Arenile Reload: Via Coroglio, 14 B – Bagnoli (NA)

Mezzi pubblici da Napoli: Autobus: C9, C10, 401(notturna) |
Metro: Linea 2 |
Cumana: Linea Montesanto – Torregaveta |

Infoline: 393 33 50 355

 

 

 


Ivan Della Mea: Nessuno ti fa morto

Quando la lotta è di tutti per tutti, / il tuo padrone, vedrai, cederà;
/ se invece vince è perchè i crumiri / gli dan la forza che lui non ha 
   (Ivan Della Mea, O cara moglie


 

Fonte: il manifesto

NESSUNO TI FA MORTO

di Luca Fazio

17 giugno 2009

La sinistra che non si ritrova più ha salutato per l’ultima volta Ivan Della Mea. Ieri a Milano.

Probabilmente non la voleva così, proprio lì, tutta per lui, o forse
sì, tanto gli dispiaceva la sinistra unita che ormai non c’è più. Tutta
attorno a una bara, come nelle foto in bianco e nero dei funerali
politici di una volta, senza fiato per il caldo, per il dolore e per i
ricordi che affiorano. Proprio la sua bara, avvolta da fiori non solo
rossi e da una bandiera tutta rossa, accompagnata da una arcobaleno e
corretta da un’altra tutta nera come gli anarchici (era un
anarcomunista, o un comunarchico, per non fare torto a nessuno).
Avrebbe
dovuto raccontarlo lui il suo funerale, per restituire all’evento
qualche nota vitale di sana incazzatura, pura poetica in dialetto
milanese. Ivan Della Mea aveva appena scritto del funerale di un suo
amico, il Ricca, un giocatore di carte, e lo aveva fatto per il
manifesto pochi giorni fa, il suo ultimo pezzo per noi. Era un’altra
bara all’Arci Corvetto, che ancora oggi è il suo rifugio, anche se
ultimamente lo scriveva imperfetto, «l’Arcicorvettocheincormistava, ora
mi sta un po’ meno frequentato com’è da una maggioranza di berluscazzi
e leghisti». Non è vero, un po’ esagerava, ma Della Mea non era certo
uno che le mandava a dire, soprattutto agli amici. Al funerale di
Ricca, alla fine, qualcuno alzò il pugno. «Epperò quel pugno alzato nel
saluto – scrisse Ivan – un significato deve avercelo. Ce l’ha: quando
muore un comunista».
Mille persone ieri mattina hanno alzato il
pugno chiuso, c’era tutta la sinistra istituzionale milanese (compresa
la più o meno sinistra) e quella che una volta si sarebbe detta
«antagonista», anche se gli anni passano per tutti. Hanno ascoltato le
sue musiche. Hanno cantato e si sono stretti intorno a lui e ai suoi
familiari (la compagna Clara , i due figli) come non sono più abituati
a fare, in un salone spoglio addobbato con le bandiere partigiane e
della Camera del Lavoro. «Ho rivisto collezionisti di sconfitte», ha
scritto senza cattiveria un bravo giornalista solo per dire che le
belle persone rimangono tali anche se perdenti, perché continuano a
riconoscere dove stanno lo sfruttamento e l’ingiustizia.
I suoi
amici più cari hanno preso anche la parola, come aveva chiesto Ivan,
che era malato da tempo, solo per ricordarlo con misura e senza
strafare. Giovanna Marini, commossa, lo ha ricordato per dire delle sue
ultime richieste, «se muoio, non mi fare un commento funebre e
soprattutto non mi cantare». Se qualcuno ti fa morto, cantava Della Mea, è perché non credono più alle tue idee.   (leggi tutto)

 


Perù- Salva l’Amazzonia: Proteggi i diritti degli indigeni.

 

Firmiamo e difendiamo il diritto degli indigeni a proteggere le loro terre!  (madu)

 

 

Fonte: AVAAZ.org

Proteggi i Diritti degli Indigeni – Salva l’Amazzonia!

 

Il Governo peruviano ha esercitato pressione sulla legislatura
permettendo alle compagnie estrattive e di coltivazione su larga scala
di distruggere rapidamente la loro foresta pluviale amazzonica.


Le popolazioni indigene hanno protestato pacificamente per due mesi
chiedendo di poter esprimere legittimamente i propri pareri nei decreti
che contribuiranno alla devastazione dell’ecologia e delle popolazioni
amazzoniche, e che saranno disastrosi per il clima globale. Ma lo
scorso fine settimana il Presidente Garcia ha risposto: inviando forze speciali per sopprimere le proteste in scontri violenti e bollando i protestanti come terroristi.


Questi gruppi indigeni sono sulla linea del fronte nella lotta per proteggere la nostra terra – Appoggiamoli
ed appelliamoci al Presidente Alan Garcia (che è notoriamente sensibile
alla propria reputazione internazionale) affiché fermi immediatamente
la violenza e si apra al dialogo. Clicca in basso per firmare l’urgente petizione globale ed un preminente politico latino americano molto rispettato la consegnerà al Governo per nostro conto.



Più del 70 per cento dell’Amazzonia peruviana adesso è pronta per essere afferrata.
I giganti del petrolio e del gas, come la compagnia anglo-francese
Perenco e le nord-americane ConocoPhillips e Talisman Energy, hanno già
impegnato investimenti multimiliardari nella regione. Queste industrie
estrattive hanno un record molto basso di benefici apportati alla
popolazione locale e nella preservazione dell’ambiente nei paesi in via
di sviluppo
– motivo per il quale i gruppi indigeni stanno
chiedendo il diritto di consultazione sulle nuove leggi, riconosciuto a
livello internazionale.


Per decenni il mondo e le popolazioni indigene hanno assistito a come
le industrie estrattive devastassero la foresta pluviale che è dimora
per alcuni ed un tesoro vitale per tutti noi (alcuni climatologi
chiamano l’Amazzonia "i polmoni del pianeta" – che inspira le emissioni
di carbonio che provocano il surriscaldamento globale e restituisce
ossigeno).


Le proteste in Perù sono le più forti e disperate mai espresse, non possiamo permettere che falliscano. Firma la petizione,
ed incoraggia i tuoi amici e familiari ad unirsi a noi, così che
possiamo aiutarele popolazioni indigene del Perù ad ottenere giustizia
e prevenire ulteriori atti di violenza da parte di tutti.