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Argentina: 100.000 donne in piazza! “Togliete i vostri rosari dalle nostre ovaie”

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Scontri in Argentina nel corso del corteo per la legge sull’aborto

“Due giornalisti, due poliziotti e quindici manifestanti sono rimasti feriti dopo gli incidenti avvenuti di fronte alla Cattedrale di Rosario, quando la polizia ha caricato con proiettili di gomma, gas al peperoncino e gas lacrimogeni migliaia di donne che sfilavano per le strade del centro”. Lo riporta ‘Resumen Latinoamericano‘, raccontando la manifestazione dell’Incontro Nazionale delle Donne, dove nelle scorse ore avrebbero sfilato piu’ di centomila donne lungo 43 isolati della citta’. Insieme alla polizia si trovavano davanti alla Cattedrale militanti cattolici integralisti che recitavano il rosario, mentre le manifestanti gli gridavano: “Togliete i vostri rosari dalle nostre ovaie”.

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Dal 2007 a oggi la richiesta di legalizzazione è stata già bocciata diverse volte ma gli ultimi sviluppi a livello legale fanno ben sperare per il futuro; dall’altro, diversi gruppi di donne si adoperano quotidianamente per fornire strumenti alternativi alle donne più in difficoltà, ad esempio con una linea telefonica di aiuto e opuscoli informativi.
Nel 2016 è stata la città di Rosario ad ospitare l’incontro: 70000 donne erano presenti ai tavoli, ai workshop e alle assemblee.

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Fonte: controlacrisi

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Approfondimento:

Resumen Latinoamericano: Reportage fotografico della Manifestazione

Resumen Latinoamericano: Videos y Foto degli incidenti

Argentina: la polizia carica il corteo dell’incontro nazionale delle donne  (Intervista di Francesca)

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Difendiamo Diritti e Beni comuni: Stop TTIP! In piazza l’11 ottobre!

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11 OTTOBRE: STOP TTIP DIFENDIAMO DIRITTI E BENI COMUNI

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Società civile, sindacati, contadini associazioni e gruppi di attivisti di base di tutta Europa lanciano insieme un appello per fare dell’11 Ottobre una giornata di azione per fermare i negoziati TTIP, CETA, TISA e tutti gli altri negoziati di liberalizzazione commerciale in corso e per promuovere politiche commerciali alternative, che mettano i diritti, il governo dei popoli e l’ambiente al primo posto.

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Il TTIP (Partenariato Transatlantico sugli scambi e sugli investimenti tra Usa e Ue) e il CETA (Accordo commerciale comprensivo tra Canada e UE) sono gli esempi più significativi di come le politiche commerciali e di investimento si stanno negoziando in modo antidemo-cratico e nel solo interesse delle grandi imprese. I negoziati in corso sono segreti, con po-che informazioni disponibili per un controllo pubblico del loro andamento, consentendo così alle lobby corporative una sempre maggiore influenza su di essi.

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Qualora tali accordi vadano avanti, le multinazionali avranno il diritto esclusivo di citare in giudizio i governi di fronte ad arbitrati commerciali internazionali indipendenti dai sistemi giuridici nazionali ed europei. Essi ridurranno gli standard di salute e di sicurezza nel tentativo di “armonizzare” le re-gole al di qua e al di là dell’Atlantico e minando la capacità di governi nazionali e autorità locali di impedire le pratiche commerciali (ma non solo) pericolose come il fracking o l’uso di OGM. Questi trattati inducono la svendita dei servizi pubblici essenziali e forzano i diritti sociali e quelli dei lavo-ratori ad una corsa al ribasso.

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L’Unione europea è il laboratorio in cui le lobby corporative sperimentano la possibilità di sottrarre ai popoli ed ai cittadini ogni facoltà decisionale, trasferendola ad organismi sovranazionali oligar-chici a quelle lobby asserviti. Queste politiche sono strettamente legate al progressivo smantella-mento degli standard sociali e spingono verso la privatizzazione dei servizi pubblici, in nome di slogan quali “austerità”, “crisi politica” e aumentare la “competitività”.

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La giornata di azione renderà il nostro dissenso pubblicamente visibile per le strade d’Europa. Porteremo il dibattito su queste politiche nell’arena pubblica, da cui la Commis-sione europea ei governi europei cercano di tenerlo lontano. Promuoveremo le nostre alter-native per politiche economiche diverse.

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Siamo solidali con i cittadini e gruppi di tutto il mondo che condividono le nostre preoccupazioni per l’ambiente, i diritti sociali, la democrazia. TTIP / CETA / TISA e altri analoghi accordi commerciali saranno fermati dall’energia con la quale noi cittadini d’Europa, Canada e Stati Uniti riusciremo a far sentire la nostra voce.

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Invitiamo le organizzazioni, gli individui e le alleanze a partecipare alla giornata organizzando azioni autonome decentrate in tutta Europa. Accogliamo con favore la diversità delle tattiche e le azioni di solidarietà da tutto il mondo che ci aiuteanno a informare, coinvolgere e mobilitare il mag-gior numero di persone possibile a livello locale.

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Possiamo vincere questa battaglia. Insieme, sconfiggiamo il potere delle corporations!

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CAMPAGNA “STOP TTIP!”

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per contatti : stopttipitalia@gmail.com
Altre informazioni su http://stop-ttip-italia.net
STOP TTIP ITALIA
Altre informazioni su http://stop-ttip-italia.net

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Napoli – #Fiumeinpiena: stop al biocidio causato dalla speculazione capitalistica

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#FIUMEINPIENA: la sollevazione contro il dominio dei veleni

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Alla fine, il fiume in piena, c’è stato per davvero. Circa centomila persone hanno sfilato ieri per le strade del centro di Napoli, da piazza Mancini (nei pressi della stazione centrale) a piazza Plebiscito, nel cuore del capoluogo campano.

Hanno sfilato, inutile persino sottolinearlo, sfidando la pioggia incessante e le avverse condizioni metereologiche che hanno causato non pochi disagi alle migliaia di persone scese in strada. Non un punto di arrivo, nè di partenza e neanche una semplice tappa di una lotta pluriennale che le comunità locali, i movimenti e i comitati portano avanti contro quel processo di devastazione ambientale organizzata che ha espropriato i campani del proprio presente, ipotecando il futuro. Non dunque la mera somma di tante piccole e grandi lotte, di vertenze più o meno legittime, piuttosto una marcia in più, una esondazione dell’indignazione che tende alla generalizzazione, supportata sì dal lavorio quotidiano e meticoloso di comitati e realtà di base, ma capace di andare ben oltre la capacità di mobilitazione delle singole lotte territoriali. Eppure, quest’ultime, e si è visto ieri in piazza, rappresentano la spina dorsale di questa sollevazione. Perchè di questo si tratta, di un sussulto di dignità il cui collante, insieme alla constatazione del biocidio che la speculazione capitalistica ha prodotto, è la presa d’atto collettiva che il ‘Re è nudo’.

Al di là della capacità di riconoscersi e di rapportarsi in maniera diretta, la composizione sociale che ha animato le giornate romane del 18 e 19 ottobre parlava un linguaggio che ieri abbiamo ritrovato su diversi livelli: anche il 16 novembre campano non ha avuto bandiere di partito, nè cappelli sindacali ed in barba ai sistematici schemi di riassorbimento e normalizzazione supportati dal media mainstream, associazioni ed ‘esperti del settore’ sono ben lontani dal poter contenere e rappresentare il fiume in piena che minaccia di rompere gli argini. Non ci sono mediazioni possibili, tutto ciò che si poteva dire nelle sedi istituzionali, al cospetto di Prefetti, Commissari, Assessori, Sottosegretari e Ministri è stato già detto. I compromessi, la sopportazione e finanche l’accettazione dell’imposizione manu militari di impianti palesemente inutili, illegali, oltraggiosi per l’intelligenza umana sono già stati, piaccia o non piaccia, messi sul tavolo. Ma adesso è finita, oltre non si può andare.

È chiaro che questa è una battaglia anche vertenziale. Esistono richeste precise, come lo stop agli impianti di trattamento termico (inceneritori e gassificatori), la necessità di bonificare e risanare. Su tutto questo, e sulle differenze di visione all’interno di questo movimento, le nubi devono essere diradate al più presto ed il lavoro, già avviato in questa direzione, deve proseguire sul binario di un confronto allargato, democratico, persino inedito nella capacità di comprendere la sua centralità, abbandonando velleità politiciste, ambizioni di contenimento. Se questo movimento riuscirà a produrre, com’è necessario pena la sua sconfitta, un mutamento del quadro sociale e politico che rappresenti una radicale rottura con la miseria dell’esistente, questo avverrà attraverso la sua capacità di crescita sui territori, mantenendo la barra dritta nel non voler cedere più nulla ad una controparte istituzionale assolutamente screditata. Bisogna operare un tanto anelato mutamento da movimento di opinione a movimento di lotta, come del resto già avviene sui fronti più caldi di questo scontro.

La dichiarazione pubblica di essere determinati a sabotare i lavori per la realizzazione dell’inceneritore di Giugliano, la decisione con la quale nel casertano si respinge la militarizzazione del territorio, già pagata a caro prezzo da chi subisce il disastro di Ferrandelle, la volontà di non cedere alle imposizioni dei peones di provincia come Domenico Zinzi, che continuano, come se nulla fosse, a riprodurre gli stessi vergognosi schemi messi sotto accusa da questo movimento, sono segnali che lasciano ben sperare proprio perché esprimono la consapevolezza di doversi sottrarre ad un infinito gioco a ribasso che produce danni talvolta irreparabili, giocando sul ricatto occupazionale e la miseria sociale che fa da sfondo alla realtà del biocidio.

Presto o tardi arriveremo al dunque e la consapevolezza, oggi esplicita, netta e chiara, che le istituzioni hanno stretto un patto di morte con l’imprenditoria (più o meno criminale) negli ultimi vent’anni, dovrà estendersi alla presa d’atto che sindaci e assessori con il loro portato di strette di mano, promesse ed elogi sperticati per ‘il senso civico di questi ragazzi’ non avrà effetto alcuno se non il protrarsi di una inaccettabile presa in giro.

Tavoli tecnici e di confronto ci saranno, ci saranno anche quelli che, consapevolmente o meno, offriranno il fianco ad operazioni di facciata, ma l’unico esito possibile, dignitoso, ragionevole dovrà essere quello di imporre alla controparte l’accettazione delle condizioni poste da chi non può più permettersi di subire.

Infine, e non si può non tenerne conto, va registrato un processo di riscossa che parte dai territori e pervade tutto lo stivale. Un processo includente, che avanza e che rilancia, nella riappropriazione, il concetto della sovranità delle comuntà locali. Anche la Valle di Susa sabato è tornata in piazza e per il movimento NoTav è stato un successo. Al termine del corteo napoletano più interventi hanno rimarcato la vicinanza e la complice solidarietà tra due lotte che sempre più si percepiscono vicendevolmente come espressioni diverse della stessa insorgenza. È questa la strada giusta.

Intanto, mercoledì si tornerà in piazza a Roma, con l’obiettivo dichiarato di assediare il vertice Italia-Francia gridando forte la necessità di utilizzare le risorse impiegate per inutili grandi opere per soddisare diritti oggi calpestati (il diritto all’ambiente, alla salute, alla casa, alla formazione).

@teleprop per infoaut dalla terra dei fuochi

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Fonte: infoaut.org

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Approfondimento (madu)

Ecco cifre, dati e numeri delle rotte dal Nord verso la Terra dei Fuochi. Domani a Napoli Legambiente nel #fiumeinpiena per archiviare questa triste stagione

Le rotte della Terra dei fuochi

Esclusivo! La Camera declassifica i verbali di Schiavone (ottobre 1997). Condannati i cittadini di Casale, Casapesenna e Castel Volturno a soli 20 anni di vita

Caivano: sequestrati 13 pozzi irrigui e 15 fondi agricoli. Altro capitolo della Cernobyl campana

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